Noi ragazzi del Quirico Punzi, giovedì 8 Novembre, camminavamo per strade conosciute, ma nessuno era ignaro di ciò che avremmo visto a breve. Quali orecchie non hanno mai sentito la parola “guerra”, quali menti non hanno mai immaginato cosa si nascondesse dietro a quegli occhi lucidi che raccontano di cose che abbiamo la fortuna di non aver mai sfiorato con le nostre mani. Non nascondiamo quei visi dipinti da un po’ di noia, ma sappiamo che quel dipinto ha conosciuto schizzi di colore, quel colore prende il nome di curiosità su molti dei nostri visi. Tutti i nostri cuori erano accomunati dal forte desiderio di conoscere ciò che quelle foto, cartoline, lettere d’amore, vestiti da soldato e armi volevano testimoniarci.
Per pochi minuti, abbiamo avuto la possibilità di vivere vite diverse dalle nostre, uscire dalla nostra quotidianità, per poi sentirci fortunati e determinati a far restare tutto ciò che le foto ci hanno raccontato, un ricordo.
La visita alla Torre Civica di Cisternino, in cui è allestita la mostra dal titolo “Mai più guerra” ha riempito il nostro desiderio di conoscenza, stimolando tante riflessioni. La prima sorpresa è stata nell’udire il numero delle persone che hanno perso la vita in guerra. Tutto ciò ci meraviglia ancor di più al pensiero che quei ragazzi probabilmente erano nostri coetanei e hanno camminato per le strade che noi oggi percorriamo a volte distrattamente magari con lo sguardo sui nostri inseparabili smartphone.
La mostra, illustrata dalle compagne del V anno del liceo Linguistico e delle Scienze Umane, in attività di Alternanza Scuola Lavoro, ci ha dato la possibilità di conoscere le storie di tanti uomini, foto, libri, documenti che sembrano avere una loro anima, perché testimoni di un passato e di frammenti di vita spezzati da una logica inesistente. Alla vista delle armi utilizzate dai soldati è stata quasi unanime la nostra riflessione: come si può difendersi dalla morte causandone un’altra? Come si può tutto questo paragonare alla pace? Quanti amori distrutti, quante vite rubate, tutto “giustificato” dalla parola “pace”.
Dunque, le testimonianze del passato, oggi più che mai, sollevano in noi un interrogativo: la vittoria della guerra può mai essere una vittoria di pace? La risposta a tale domanda sembra quasi impossibile visti gli eventi a cui siamo ancora costretti ad assistere. La nostra speranza è che l’uomo, conoscendo il suo passato, possa sempre più rendersi conto che la violenza e la bruttura della guerra deve essere spazzata via dalla conquista della “vera” pace.
Elena Semeraro, Annalisa Loparco, Maria Francesca Carbotti,
Lucia Natoli, Stefania Caramia,
Gianluca Sabatelli (I C LES)